Addio a Narciso Reverberi: oltre 20 anni spesi per l’Hospice.
Nella notte tra domenica e lunedì 2 dicembre 2020 è volato in cielo un pezzo di Hospice. Narciso Reverberi, che solo giovedì scorso ci salutava in videochiamata dall’Ospedale di Magenta, non ce l’ha fatta contro COVID-19. L’ennesima dimostrazione che chi nega la pandemia è uno stupido, punto!
Il 14 marzo del 1999 Narciso è entrato a far parte dei volontari dell’Hospice e non ha più mollato. Ci è voluto un virus a piegarne la determinazione. Il “Ciso”, perché era così che i suoi amici lo chiamavano, ha ricoperto davvero molti incarichi per l’Hospice: volontario; consigliere; probiviro; responsabile degli eventi; donatore; ecc. Nei suoi confronti siamo debitori per tante cose: le iniziative di raccolta fondi, le prime campagne di promozione del 5 per mille, i contatti con i suoi amici generosi che all’occorrenza sostenevano le nostre esigenze, gli eventi, ecc. A lui dobbiamo le fondamenta “economiche” su cui la nostra realtà si poggia. E se oggi i bilanci ci fanno dormire sonni un po’ più tranquilli è anche grazie a lui.
Per anni è stato Narciso a reclutare i volontari per organizzare i buffet agli eventi. Sotto la sua guida gli “Amici dell’Hospice” hanno tagliato quintali di tartine e focacce. Nessuno di noi sarebbe arrivato ad organizzare un Galà senza l’esperienza e la gavetta fatta all’ombra di Narciso. Un’ombra puntuale che descrive bene la fisicità di Narciso: uno che “faceva ombra”, appunto. Un omone grande e grosso con un cuore altrettanto grande. Le sue grosse mani bussavano alle porte dei commercianti abbiatensi per farsi lasciare qualche regalo per le nostre tombole. È stata una di queste occasioni a fargli incontrare un altro nostro amico che non c’è più, Antonio Fasani, con cui ha organizzato diversi Voloday, la festa dei volontari dell’Hospice.
La sua esperienza lavorativa come responsabile delle pubbliche relazioni per Cariplo gli ha regalato amici e conoscenti in tutta Italia. Chissà se è giunta anche a loro questa brutta notizia.
Al cordoglio si unisce anche il direttore dell’Hospice, Luca Moroni, la cui conoscenza con Narciso risale al lontano 1999:
“Il valore assoluto dell’amicizia, da coltivare con la convivialità e il piacere di stare insieme, uniti dalla condivisione di un comune progetto. Sono tratti della personalità di Narciso che hanno lasciato un’impronta indelebile all’Hospice di Abbiategrasso. Il “Ciso” ci lascia all’improvviso, con l’amarezza di non averlo potuto accompagnare negli ultimi giorni e salutare come avremmo voluto. Ci lascia però il compito di ricordare il suo impegno e la sua generosità e di tramandarla alle nuove generazioni di volontari, operatori, cittadini di Abbiategrasso. Il virus che ci ha rubato un amico prima o poi se ne andrà, allora ci ritroveremo davanti ad un risotto e un buon vino a brindare in suo nome.” “Una perdita che lascia un vuoto enorme e chiunque lo abbia conosciuto sa perfettamente cosa intendo – aggiunge Corrado dell’Acqua, Presidente dell’Associazione Amici dell’Hospice - Narciso era un uomo imponente, allegramente rumoroso, sempre diretto e schietto che quando entrava in un ambiente lo riempiva con la sua forte personalità. La sua energia era contagiosa ed inesauribile, così come la sua capacità di fare gruppo e di organizzare eventi anche per il nostro Hospice di cui era fiero volontario e consigliere. Aveva addirittura ricevuto una targa al merito che esponeva nella sua casa con orgoglio. A me manca per la persona che era: un uomo dal cuore grande, sempre disponibile con tutti e ancora di più con i bisognosi. Mi piace ricordarlo nel suo habitat naturale: seduto attorno a una buona tavola, circondato da tanti amici e con un grande sorriso sulle labbra.”
Ora spetta a noi il compito di commemorarlo, di raccontare ai posteri la sua generosità e di raccogliere la sua missione. Non siamo bravi ad omaggiare un amico che non c’è più, certo qualcuno troverebbe parole migliori di quelle che abbiamo partorito noi. Il Coronavirus ci ha tolto le idee rendendo i nostri pensieri asfittici e imbrogliati in routine quotidiana che ci logora. Ci spiace doverlo salutare in questo modo ora che il Covid ha negato anche l’ultimo abbraccio. Questo virus ha incrinato molti dei principi su cui si basa il nostro lavoro, molti dei concetti chiave delle cure palliative. Stiamo lavorando tanto in questa direzione ma la vicenda di Narciso testimonia che molto c’è ancora da fare affinché nessuno sia solo nel momento dell’addio.
Però c’è qualcosa che il virus non è ancora riuscito a fare: cancellare i nostri ricordi! No, quello ancora non può farlo. Quindi Narciso ora vai e grida agli angeli quello che gridavi a noi: “muovetevi che ho bagnato il riso!”
Ciao Ciso, ci mancherai!