Pet therapy nelle Cure Palliative

Pet therapy nelle Cure Palliative

Pet therapy nelle Cure Palliative

Cos’è la pet therapy

Il termine pet therapy deriva dall’unione delle due parole anglosassoni (“PET” = animale domestico e “therapy” = terapia) ed è stato utilizzato per la prima volta dallo psichiatra infantile Boris M. Levinson nel 1964. Si individua dunque con la voce “pet therapy”, detta anche zooterapia, la pratica che porta animali domestici, adeguatamente addestrati, in contatto con persone malate. Rispetto agli effetti positivi sulle condizioni di salute delle persone malate che un’attività di Pet Therapy produce non ci sono ormai più dubbi. In generale, ed in particolare nel caso della pet therapy rivolta ai pazienti dell’Hospice e delle cure palliative, la presenza di un animale produce un effetto benefico sulla percezione del dolore, diminuisce ansia, controlla lo stress e migliora l’umore.

Pet therapy in Italia

Le sue origini sono incerte ma si inizia a parlare di terapia con gli animali in Inghilterra già dalla fine del ‘700. In Italia viene riconosciuta ufficialmente nel 2003 dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 febbraio. Successivamente, a partire dal 2009, si riunisce un tavolo tecnico che ne elabora le linee guida nazionali allo scopo di tutelare la salute del paziente e il benessere dell’animale utilizzato. Nelle linee guida la pet therapy viene individuata con la sigla IAA (Interventi Assistiti con gli Animali) e viene proposta con standard operativi specifici che ne garantiscono un’uniforme applicazione in tutta Italia. Nelle linee guida si ritrovano inoltre indicazioni circa i compiti, le responsabilità e le modalità di formazione delle diverse figure professionali coinvolte: veterinari, medici, psicologi, educatori, educatori cinofili, etologi) [1]

Hospice: pet therapy con pazienti anziani

All'Hospice di Abbiategrasso è stata implementata la pet therapy a partire dal gennaio 2014 mediante il sostegno economico dell'Associazione Amici dell'Hospice di Abbiategrasso che, grazie alle donazioni ricevute, ha deciso di fornire un ulteriore servizio ai pazienti presenti in struttura.

Dopo il primo anno di sperimentazione, l'attività continua ad essere erogata grazie all'Associazione Amici dell'Hospice che sostiene i costi delle attività offerte dalla terapista Giulia Castoldi.

Giulia, in una recente intervista, ha sottolineato come la pet therapy trovi ampia applicazione nei confronti di numerose categorie di pazienti. I casi più frequenti riguardano l’utilizzo in ambito scolastico e ricreativo della pet therapy con cani e gatti a beneficio di bambini (in questo caso è più corretto parlare di Intervento Assistito con gli Animali). Numerose sono poi le applicazioni per ragazzi che soffrono di autismo che possono trarre giovamento dall’ippoterapia, dall’onoterapia (con gli asini), ecc.

Nel caso specifico delle cure palliative, l’esperienza dell’Hospice di Abbiategrasso ha dimostrato che avvicinare al paziente animali socievoli e docili è di fatto molto apprezzato. Le persone in cura e i loro familiari, infatti, possono godere in hospice della presenza di un animale domestico addestrato, introdotto nelle camere a seguito della valutazione da parte dell’educatrice che insieme al professionista progetta l’attività di zooterapia. A questi si aggiunge l’aiuto e il sostegno di un volontario formato in cure palliative.

Rispetto all’utilità di proporre la pet therapy a pazienti anziani affetti da malattia inguaribile, Giulia afferma:

“sono convinta che il beneficio ci sia in ogni caso, indipendentemente dal fatto che le difficoltà possano essere superate o meno.“

Per ulteriori informazioni si rimanda alle Linee Guida Nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA).

Per conoscere l’attività di Giulia Castoldi all’Hospice si rimanda all’intervista.

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