Cinque miti da sfatare sulle Cure Palliative
L’erogazione di cure palliative in Italia è ancora oggi preceduta da preconcetti, stereotipi e false opinioni che sopravvivono anche tra gli addetti ai lavori. Con l’aiuto di Luca Moroni, direttore dell’Hospice di Abbiategrasso e Presidente della Federazione Cure Palliative, proviamo a smascherare alcune di queste affermazioni.
Le Cure Palliative accorciano la vita del paziente
Niente di più falso. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) queste terapie non hanno la funzione di prolungare la vita ma nemmeno l’esito di abbreviarne la durata. Oggi, dopo alcuni decenni di esperienza sul campo e di ricerche, diversi studi internazionali evidenziano che le cure palliative non incidono sulla durata della vita del paziente preso in carico.
La sedazione palliativa equivale all’eutanasia
Assolutamente no! Le principali differenze riguardano gli obiettivi, i tempi e le metodologie dal punto di vista clinico. La sedazione palliativa è un atto medico doveroso e consentito sotto il profilo etico. Tutti gli approcci, infatti, siano essi laici o più vicini alle diverse religioni, considerano la somministrazione della sedazione palliativa necessaria nel momento in cui un malato, negli ultimi giorni di vita, sia in condizione di soffrire a causa di sintomi che non si riesce a gestire diversamente. La sedazione palliativa non è dunque finalizzata ad uccidere ma a ridurre lo stato di coscienza della persona malata. In farmaci utilizzati per l’eutanasia provocano la morte, quelli usati nella sedazione NO!
Le Cure Palliative costano di più allo Servizio Sanitario Nazionale rispetto alle terapie attive
Non si può rispondere a questa affermazione senza considerare l’aspetto temporale. Le Cure Palliative sono ancora poco diffuse in Italia e dunque richiedono degli investimenti iniziali che graverebbero sugli attuali conti delle casse statali e regionali. Una serie di studi nazionali ed internazionali ci dicono però che in un’ottica di medio/lungo periodo (parliamo di qualche anno e non di secoli) questo tipo di cure consente un risparmio all’intero sistema. Il perché è facile da spiegare: le terapie risultano più appropriate; i pazienti possono essere curati anche a casa scongiurando così il ricovero in ospedale e abbassando il costo dell’assistenza e, infine, con le cure palliative si evitano esami e terapie inutili e costose.
Le Cure Palliative si rivolgono solo al paziente morente
In passato era così. Oggi le cose stanno cambiando e si registra un’evoluzione nella tipologia delle persone prese in carico e negli approcci terapeutici proposti dai professionisti. In sostanza, ci si è resi conto che proporre tardivamente le cure palliative, ossia quando la malattia è in fase estremamente avanzata, produce risultati limitati. I servizi si stanno dunque riorganizzando sulla base di diversi livelli di intensità assistenziale cercando di rendere più flessibile anche l’erogazione della cura. Proprio l’Hospice di Abbiategrasso è stato una delle prime realtà a proporre nuovi approcci da questo punto di vista e ad attivare forme di collaborazione tra i medici dell’Hospice e i professionisti degli ospedali attraverso il progetto “Il malato e la famiglia al centro della rete delle Cure Palliative”.
Le cure palliative sono solo terapie
Le cure palliative sono anche terapie: i farmaci che consentono di contenere i sintomi legati alle gravi patologie sono sempre più numerosi e più efficaci, i medici palliativisti sono particolarmente esperti in questo tipo di trattamenti. Una persona malata ha però bisogni complessi che non riguardano solo gli aspetti fisici. Per questo infermieri, psicologi, educatori, assistenti sociali, assistenti spirituali, fisioterapisti, OSS e volontari affiancano i medici nel lavoro di tutti i giorni. Insieme l’equipe riesce a sostenere le persone malate e ad aiutare le famiglie a convivere con la malattia nel modo più sereno e dignitoso possibile.