Gianfranco si racconta
Gianfranco è un vispo ottantenne ricoverato all’Hospice di Abbiategrasso da qualche settimana. Nelle sue brevi, ma intense passeggiate nei corridoi dell’Hospice ha conosciuto tutto il personale e dispensato parole gentili per tutti. Lo abbiamo intervistato per capire insieme a lui come si trova in Hospice.
1) Buongiorno Gianfranco, come ti trovi in Hospice e che rapporto hai con gli operatori?
Buongiorno, devo ammettere che non conoscevo questo posto, mi è stato suggerito dalla mia dottoressa. Il giorno del mio arrivo non mi sono trovato troppo bene perché non sono abituato agli ospedali. In generale però ti posso dire che questo è un posto meraviglioso, che consiglio a tutte le persone che hanno una malattia come la mia. Mi trovo a mio agio con gli operatori e ho anche una mia personale classifica. Al primo posto c’è la dottoressa Nicoletta che è meravigliosa, poi c’è l’infermiera Silvia che è favolosa. C’è una persona che non dimenticherò mai, una OSS che si chiama Daniela: stupenda. Per ultima, ma non in ordine di importanza, c’è Chiara, l’educatrice tirocinante con cui ho condiviso (si commuove, ndr) tanti momenti e anche alcuni pranzi. Lei mi ha aiutato in tutto, ha sempre cercato di risolvere i miei problemi e mi ha sempre ascoltato. Ah, dimenticavo, anche l’infermiere Paolo resterà nel mio cuore: competente, professionale e sempre disponibile. In generale posso solo parlare bene del personale dell’Hospice, tutti capaci e sorridenti.
L’unico aspetto per cui mi sento di muovere una critica è la cucina perché i pasti non sempre sono molto caldi e abbondanti come piace a me. Diciamo che va bene all’80% e che si potrebbe migliorare ma ti assicuro che qua si mangia molto meglio di tutti gli altri ospedali dove sono stato ricoverato.
2) Ho saputo però che per il cibo hai trovato una soluzione
Sì, mi piace viziarmi un po’ e la struttura mi ha concesso più volte di ordinare un pasto da asporto direttamente dalla Trattoria Croce di Malta di Abbiategrasso. Gnocchetti con moscardini, risotto con ossobuco, ecc…tutto squisito, lo può confermare anche Chiara che ha condiviso il pasto con me. La cosa che mi ha fatto più piacere però è stata la visita della Dottoressa Pesavento che, accompagnata dall’educatrice Patrizia e da alcune infermieri, mi ha fatto una promessa…
3) Quale promessa?
Durante la visita le ho parlato di un mio desiderio, una cosa sfiziosa che ho proprio voglia di mangiare. Parlo del salame di Varzi, un cibo sublime che non assaporo da un po’. Beh, la Dottoressa mi ha assicurato che nel week end sarà da quelle parti e che mi comprerà un salame da mangiare lunedì. Io ho già fatto mettere in fresco una bottiglia di Champagne e ho invitato tutti gli operatori e i volontari a farmi compagnia in sala tisaneria per un Happy Hour.
4) Hai ancora il desiderio di tornare a casa?
Certo che sì! Qua mi trovo bene ma adoro la mia casa. La mia speranza, anche dopo aver parlato con la dottoressa, è quella di stabilizzare i miei valori e poter tornare a casa per qualche periodo. Così da stare più tempo con mia moglie, una donna che adoro.
5) Mi parli meglio di sua moglie, da quanto state insieme?
Sono 60 anni che io e Maria siamo sposati. Senza lei sarei davvero perso. Se non la vedo, se non la sento tutti i giorni sto male. Lei è una donna adorabile, dolce e una persona di grande cultura. Pensi che parla fluentemente tre lingue, oltre all’italiano. Ha studiato alla Cattolica e parla inglese, francese e spagnolo. Anche lei, come me, ha lavorato una vita. L’unico rammarico è quello di non aver avuto un figlio.
6) Un aneddoto o una storia sulla sua vita?
Ce ne sono tantissimi, potrei scrivere un libro. Nel 1943, ero un bambino, e ricordo che papà era il guardiano della riserva Ronchi. C’erano gli aerei dei tedeschi che bombardavano il Ponte del Ticino, gli spari e le bombe. In quegli anni, giocando con un amico, ho purtroppo avuto l’infortunio per via di un sasso che mi ha colpito all’occhio e ho dovuto subire un’operazione. Altri ricordi riguardano la vita con mia moglie, i viaggi a Varazze e la settimana a Londra. Tante cose, tanti ricordi che affollano la mente. Potremmo stare mesi a parlarne ma io devo tornare a casa…