Emergenza da Coronavirus: cinque aspetti in cui le cure palliative aiutano

Emergenza da Coronavirus: cinque aspetti in cui le cure palliative aiutano

Il 15 marzo del 2010 veniva approvata la Legge quadro n° 38/2010 relativa allo sviluppo e l’implementazione delle cure palliative (CP) sul territorio italiano. Oggi che le cure palliative festeggiano il loro decimo compleanno, abbiamo chiesto a Luca Moroni, direttore dell’Hospice di Abbiategrasso e coordinatore regionale di FCP (Federazione Cure Palliative), se e in quale modo queste cure possono supportare il Sistema Sanitario Nazionale e Regionale nella delicata gestione legata alla diffusione del virus COVID-19.

14/4/2021 | Racconti ed interviste
Emergenza da Coronavirus: cinque aspetti in cui le cure palliative aiutano

Buongiorno Luca, le cure palliative possono aiutare a contrastare l’espansione del contagio da Coronavirus?

Buongiorno. Siamo in un momento di straordinaria emergenza e ogni settore della società può e deve portare il suo contributo concreto e culturale. Per sintetizzare elencherò cinque aspetti per i quali vedo delle similitudini tra le cure palliative e l’emergenza di questi giorni.

1) LA MEDICINA NON È ONNIPOTENTE

L’emergenza sanitaria in corso ci dimostra che la medicina non è una scienza onnipotente, ma che presenta limiti tecnici e connessi con la naturale fragilità dell’organismo umano. Anche in situazioni di normalità, tendiamo ad attribuire alla medicina funzioni e obiettivi cui non può rispondere trascurando così i malati inguaribili. Questa situazione ci insegna, con drammatica chiarezza, quanto l’uomo sia per natura soggetto a malattie difficili da controllare.

2) L’APPROPRIATEZZA DELLE CURE È FONDAMENTALE

In regimi di emergenza diventa fondamentale utilizzare le risorse professionali, diagnostiche, assistenziali e terapeutiche al meglio. Si tratta di un concetto semplice che oggi appare scontato, ma è un aspetto che tendiamo a dimenticare nella normalità. I malati inguaribili sono spesso sottoposti a trattamenti sproporzionati, inutili e talvolta dannosi a scapito di cure che tutelano la qualità della vita. Le CP in questi anni hanno contribuito alla pianificazione condivisa delle cure tra medici e pazienti, tenendo conto delle diverse fasi della malattia e dell’importanza di assicurare alle persone che ne hanno bisogno la cura dei sintomi, la presa in carico degli aspetti relazionali e psicologici. Ci auguriamo che quando sarà passata questa emergenza, perché passerà, resti forte la capacità di scegliere le cure più appropriate per i diversi malati.

3) SUPPORTO AGLI OSPEDALI

Anche i nostri servizi sono in prima linea nella guerra al coronavirus e potremmo fare ancora di più nelle prossime settimane. Il sistema Sociosanitario Lombardo è in una fase di rapida e urgente riorganizzazione finalizzata a fare fronte all’emergenza. I posti letto ospedalieri che possono essere riconvertiti sono finalizzati alla cura per pazienti affetti da COVID-19. Questo determina un forte incremento di pazienti complessi che devono essere assistiti a domicilio. Occorre pertanto gestire sempre più malati fuori dagli ospedali. I nostri medici e infermieri hanno competenze importanti e solide nella gestione a domicilio di sintomatologie e quadri clinici complessi. Possono contribuire alla gestione dei pazienti a domicilio e offrire consulenze agli ospedali e alle RSA.

4) IMPARARE A SELEZIONARE LE INFORMAZIONI

In questo momento stiamo assistendo a uno stillicidio di informazioni più o meno drammatiche. Non è facile orientarsi ma le persone stanno imparando ad affidarsi ai consigli degli esperti e a diffidare di opinionisti e commentatori privi di competenze. Anche sulle cure palliative, sulla morfina, sulle questioni che riguardano il fine vita, abbiamo dovuto scontare forme di disinformazione molto gravi. Anche in questo speriamo che l’insegnamento resti, che le persone imparino a ricercare le informazioni attendibili e a diffidare dei ciarlatani. Sarebbe una conquista straordinaria.

5) SFRUTTARE L’ABBONDANZA DI CAREGIVER ED EDUCARLI CORRETTAMENTE

Riprendo in parte il punto precedente. Se oggi abbiamo bisogno di liberare gli ospedali e curare alcune persone a casa è altrettanto vero che, mai come in questo momento, nelle abitazioni sono presenti famigliari e caregiver che possono essere formati, addestrati e sostenuti. Le cure palliative domiciliari necessitano della presenza costante di una persona al domicilio del malato e di una continua educazione sanitaria a questa figura da parte del personale dell’Hospice. Un insegnamento che noi siamo in grado di fornire e potremmo mettere al servizio di quelle persone che si trovano ad assistere una persona malata in questo momento. Questo porterebbe a dei benefici nell’immediato e potrebbe anche garantire una migliore gestione del sistema in futuro.

Detto questo mi sento di rivolgere un segnale di solidarietà nei confronti delle Istituzioni nazionali e regionali e di mandare un messaggio di gratitudine gli operatori sanitari che fuori e dentro agli ospedali stanno facendo del loro meglio per affrontare l’emergenza. È assolutamente indispensabile che tutti i cittadini si adeguino rigorosamente alle disposizioni delle autorità e che evitino i contatti non indispensabili. L’esperienza delle cure palliative si basa sul coinvolgimento dei volontari e dei cittadini nella cura dei malati. Analogamente oggi dobbiamo tutti sentirci coinvolti e agire con grande responsabilità.

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