Il medico risponde. Quattro cose da sapere sulla morfina
La morfina, farmaco oppiaceo, è da sempre oggetto di pregiudizi e spesso fonte di preoccupazione per chi lo deve assumere. Questi preconcetti stanno a poco a poco per essere scardinati anche se alcune resistenze da parte di professionisti e non addetti ai lavori sono difficili da superare. Con l’aiuto di Sara Baratto, medico palliativista in forza all’Hospice di Abbiategrasso, proviamo a fare chiarezza.
Sara, è vero che la morfina provoca dipendenza?
Per l’esperienza che ho avuto in questi anni e per il confronto con altri professionisti del settore non ho mai riscontrato fenomeni legati alla dipendenza. Stiamo parlando di farmaci che vengono utilizzati sotto uno stretto controllo medico. È possibile che il medico modifichi i dosaggi per adeguare la terapia alle caratteristiche del singolo paziente e al suo metabolismo. Ad esempio quando il paziente ha un metabolismo rallentato può manifestare gli effetti collaterali dati dall’accumulo del farmaco che non sono però tali da essere associati a fenomeni di dipendenza e sono comunque controllabili.
Le cure palliative sono solo a base di morfina?
Assolutamente no! Utilizzando una metafora culinaria potremmo definire le cure palliative come una “ricetta complessa” che non si realizza con un solo ingrediente. La morfina è uno degli ingredienti da mettere in pentola ma non è certo il solo e tantomeno il principale. Di fatto le cure palliative rappresentano un modello di approccio alla persona malata. Una frase che ripeto come un mantra alle persone che assisto dice più o meno questo: “la chemioterapia lavora contro la malattia mentre le cure palliative lavorano a favore del malato”. Il paziente, per noi dell’Hospice di Abbiategrasso, non è solo la sua malattia ma una persona con le sue complessità: bisogni, sintomi, aspettative, vita vissuta e desidèri. Le cure palliative, in sostanza, lavorano con tutte le classi di farmaci che sono a disposizione del medico con una notevole varietà. Laddove riscontriamo un dolore severo e complesso, oppure problemi respiratori utilizziamo la morfina o farmaci simili mentre per altri sintomi, ad esempio ansia o disturbi del sonno, impieghiamo altri medicinali.
Utilizzi la morfina per il controllo del respiro? Non è un controsenso?
Chiunque, anche cercando informazioni sul web, scoprirebbe in effetti che la morfina abbassa il respiro rendendolo più lento e meno frequente. Tuttavia non è un male. A me piace pensare alla morfina come a un metronomo in grado di regolare la frequenza del respiro permettendo così al malato di respirare in maniera più tranquilla. È molto indicato per chi ha una frequenza respiratoria molto alta. Grazie alla morfina è come se guidassimo il suo centro respiratorio fornendogli un ritmo costante e consentendo un respiro più pacificato ed efficacie.
Parlando dell’Italia, com’è la situazione sul consumo di morfina?
Con la Legge 38/2010 la situazione è certamente migliorata e il consumo è aumentato1. I dati più recenti si fermano al 2015 e ci dicono che l’incremento è stato notevole. Tuttavia, se prendiamo in considerazione i cinque paesi europei più sviluppati, l’Italia risulta in penultima posizione. Solo la Spagna riesce a far peggio di noi con un consumo di farmaci oppiacei pro capite inferiore al nostro Paese. Se si considera, invece, la prescrizione dei farmaci antinfiammatori in Italia la situazione si ribalta. Il consumo di questi medicinali, che hanno indicazione solo per eventi acuti, di breve periodo e hanno effetti collaterali importanti, ci vede ai primi posti di questa speciale classifica. Purtroppo manca ancora la cultura dell’utilizzo di farmaci appropriati per ogni dolore ma ritengo che la strada che è stata tracciata sia quella giusta.
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1 Rapporto al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge n. 38 del 15 marzo 2010. "Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e "Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” ANNO 2015. Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale gennaio-settembre 2014