Il Protocollo Spikes e la comunicazione delle cattive notizie
Il medico che opera in determinati contesti sanitari, in particolare se si tratta di uno specialista in campo oncologico, può trovarsi di frequente a dover trasmettere delle cattive notizie al paziente o ai suoi familiari.
Cattive notizie
Chi comunica la diagnosi di tumore o una prognosi infausta, ad esempio, deve ricercare un equilibrio tra la necessità di fornire una comunicazione veritiera alla persona malata e le possibili conseguenze emotive del paziente nel ricevere “cattive notizie”. Occorre quindi che il medico conosca gli strumenti più opportuni per capire quale approccio risulta migliore nel comunicare queste informazioni al malato.
Il protocollo Spikes
Si tratta di uno strumento pubblicato nel 2000 dal medico psichiatra statunitense Walter F. Baile con il titolo: “SPIKES – A Six-Step Protocol for Delivering Bad News: Application to the Patient with Cancer”.
Questo lavoro è stato realizzato in collaborazione con l’oncologo Robert Buckman, e con altri professionisti, e per questo motivo è talvolta citato con il nome del coautore: “protocollo Buckman”.
SPIKES acronimo
Le azioni che formano il protocollo, e che riguardano appunto la comunicazione delle cattive notizie al paziente, danno origine all’acronimo SPIKES.
Ognuna delle iniziali che formano l’acronimo fa riferimento ad una specifica area di attenzione da riservare all’atto della comunicazione della diagnosi. Per facilitarne la comprensione, abbiamo associato una domanda che funge da guida per il medico che si trova nella situazione di dover comunicare una “bad news” alla persona malata.
Nel dettaglio si tratta dei seguenti termini:
- S= Setting – Incontro con il paziente: come lo preparo?
(Individua l’azione di avvio della comunicazione. In questa fase è opportuno preparare il contesto e mantenere un atteggiamento aperto all’ascolto) - P= Perception – Quale percezione ha della sua patologia?
(Riguarda la percezione che il paziente ha rispetto la sua malattia. Occorre agire cercando di capire la sua percezione a riguardo) - I= Invitation – Quanto vuole sapere della sua malattia?
(Rappresenta una richiesta esplicita nei confronti del paziente nella quale si intende indagare il grado di informazioni che vuole ricevere rispetto a diagnosi, prognosi e dettagli della patologia) - K=Knowledge – Lo devo informare, ma con quale approccio?
(Indica la necessità di fornire informazioni utili alla comprensione della situazione clinica utilizzando però la formula più adatta al paziente stesso) - E= Emotions – Devo far emergere le sue emozioni per capirle. Come mostro la mia empatia?
(Rappresenta un processo volto ad agevolare l’emersione delle emozioni del paziente allo scopo di fornire una risposta empatica) - S= Summary – Devo mettere il paziente al centro della comunicazione. Quali sono i suoi desideri?
(Individua la strategia da implementare considerando le aspettative del paziente e i risultati che è plausibile raggiungere)
Quanti sono gli obiettivi raggiungibili applicando il protocollo Spikes?
Applicare il protocollo Spikes consente al medico di raggiungere quattro principali obiettivi:
- Ricavare informazioni
Questo obiettivo consente al medico di capire il grado di conoscenza che il paziente possiede rispetto alla sua condizione clinica, di capire quali aspettative ha e quanto è disposto a sentirsi comunicare una bad news. - Trasferire le informazioni mediche
Il fine è dare informazioni che possano risultare comprensibili e in linea con quanto desiderato dal paziente. - Supportare la persona malata
Il sostegno alla persona assistita consente di ridurre le conseguenze emotive che possono affliggerla a seguito della cattiva notizia. - Stimolare la collaborazione dell’assistito
Attraverso l’alleanza tra medico e paziente è possibile sviluppare la strategia più adatta da mettere in atto attraverso la stesura del piano terapeutico.