Un libro al giorno toglie i cattivi pensieri di torno

Un libro al giorno toglie i cattivi pensieri di torno

Mari Temporiti è una volontaria in cure palliative. È un volto noto ad Abbiategrasso per diverse ragioni: appartenenza politica (è stata consigliere comunale), impegno in Oratorio (catechismo e volontariato), moglie del Dott. Da Col (medico di medicina generale, ormai in pensione, molto conosciuto e apprezzato). Mari svolge un’attività di relazione con i pazienti dell’Hospice in una modalità diversa da quella a cui sono abituati in via Dei Mille, 8/10.

10/4/2021 | Racconti ed interviste
Un libro al giorno toglie i cattivi pensieri di torno

Non è lei infatti ad ascoltare il paziente – si veda “volontario dello stare” secondo la definizione della Federazione Cure Palliative – ma è la persona malata che ascolta lei, in particolare la lettura di alcuni passi tratti da libri. Le abbiamo chiesto che impressioni ha avuto dopo quasi un anno di volontariato in cure palliative.

Ciao Mari, com’è questa attività?

Indubbiamente interessante. Credo non abbia precedenti all’Hospice di Abbiategrasso, anche se so che in altri centri di cure palliative già si pratica. Dal mio punto di vista è qualcosa di nuovo, non ho nessuna esperienza a riguardo, ma una cosa l’ho capita sin da subito: l’empatia apre all’ascolto.

In che senso? Spiegati meglio…

Quando devo approcciare una lettura con una persona malata difficilmente riesco a farmi accettare sin da subito. C’è un po’ di sana diffidenza da parte del ricoverato e, credo, sia più che comprensibile trovandosi davanti ad un estraneo che propone un’attività nuova. Ho capito che devo farmi conoscere e ascoltare. Poi se c’è empatia si aprono e sono disposti a farsi leggere un libro. È un po’ come nel mio lavoro in libreria: il cliente si fida dei miei consigli solo dopo essere stato ascoltato.

Quindi il tuo approccio alla lettura “palliativa” è un continuo sperimentare?

Più o meno. Essendo una modalità nuova di volontariato all’Hospice di Abbiategrasso stiamo facendo delle ricerche e delle valutazioni a posteriori. Mi confronto con Patrizia, l’educatrice, che mi aggiorna costantemente e alla quale riporto gli esiti di ogni attività. Patrizia ha ben presente ogni singola persona che transita nella struttura perché è lei che effettua i colloqui con i famigliari degli ammalati e, sempre lei, è il mio punto di riferimento. Grazie al suo costante scambio con gli altri professionisti che compongono l’equipe possiamo conoscere meglio le persone a cui proponiamo l’intervento e cercare il modo più efficace.

Quali sono secondo te i libri più adatti a chi è assistito dalle cure palliative?

Permettimi una provocazione: nessuno, cioè tutti! Ho capito che il vero beneficio per il paziente è altro, non riguarda il piacere di conoscere una storia ma l’effetto che l’ascolto ha sulla persona. Ovviamente si evitano libri che possano anche solo lontanamente ricordare malattie, morti e sofferenze in generale. Per il resto va bene tutto, davvero. La persona malata si rilassa più per il tono della voce, calmo e disteso, che per il contenuto del testo. Alcuni si sono anche addormentati, dimostrandomi di aver centrato l’obiettivo che mi ero prefissa: rilassarsi al meglio e lasciare da parte i pensieri negativi.

Certo non siamo sul proscenio, ma ci sarà pure qualche lettura che reputi più adatta o che loro ti chiedono.

Le richieste in realtà non sono molte. Solo in un caso una signora chiese di leggere un giallo. Per il resto, ti ripeto, c’è molto da cui attingere. Per ora ho proposto cinque o sei titoli che conosco bene e che hanno in qualche modo affinità con il territorio o con i ricordi delle persone. Ad esempio ultimamente consiglio “La casa di ringhiera” di Francesco Recami, un giallo che coinvolge un tappezziere in pensione e che ha come sfondo una vecchia casa, un nipote e luoghi familiari, molto simili a quelli in cui i nostri pazienti hanno vissuto.

E il prossimo testo che leggerai accanto a un malato? Quale sarà?

Ho trovato un libro di racconti scritto da una professoressa di Magenta. Storie brevi ambientate nel nostro territorio. Penso sia perfetto per evocare nella mente delle persone i ricordi migliori e ritrovare, anche solo con l’immaginazione, i posti in cui possono essere cresciute.

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