Alternanza Scuola Lavoro: Noemi racconta l’esperienza in Hospice

Alternanza Scuola Lavoro: Noemi racconta l’esperienza in Hospice

La Buona Scuola (legge 107 del 2015) ha introdotto innovazioni significative per tutte le studentesse e gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, in particolare in quella che comunemente viene definita l’Alternanza scuola-lavoro. Si tratta infatti di una modalità didattica innovativa che permette agli alunni di affrontare un periodo di tirocinio sul campo, così da arricchire la loro formazione e avere un migliore orientamento riguardo il percorso di studi da affrontare in seguito. Tra i milioni di giovani che hanno sperimentato questa esperienza c’è Noemi De Luca, una ragazza di quinta superiore che sogna in futuro di fare il medico. Nel gennaio 2018 ha svolto un tirocinio di 3 settimane presso l’Hospice di Abbiategrasso.

01/4/2021 | Racconti ed interviste
Alternanza Scuola Lavoro: Noemi racconta l’esperienza in Hospice

1) Ciao Noemi, com’è stata l’esperienza in Hospice?

Potrei usare tante parole per descrivere questa esperienza ma credo che una ne racchiuda tutti i significati: emozionante! Al mio arrivo avevo un po’ di timore perché l’idea di stare così tanto a contatto con la sofferenza degli altri mi turbava. Alla fine ho capito che l’Hospice è un posto bellissimo perché aiuta il paziente nel modo migliore possibile. Mi sono sentita veramente importante perché ho potuto lavorare con l’equipe e, credo senza presunzione, di aver fatto qualcosa di utile per le persone malate.

2) Quali attività hai svolto in questo periodo?

Le principali attività hanno riguardato l’affiancamento alle diverse figure professionali. Ho seguito il lavoro degli OSS, assistito alle visite del medico, partecipato ai colloqui dell’educatrice e dell’assistente sociale. Ho anche conosciuto la musicoterapia, la sua utilità nelle cure palliative, e ho supportato l’area della raccolta fondi e della comunicazione. Insomma, ho davvero visto molto e ritengo che la più preziosa delle mansioni sia stata quella di relazione con i pazienti. Dal confronto con i malati ho capito le loro emozioni, i loro desideri e ho constatato quanto sia utile ascoltarli. Tutto questo mi ha restituito molto a livello personale, non lo nego. Sentendo i problemi degli altri ho considerato in modo diverso le priorità della mia vita.

3) Sei in quinta, quindi non è il primo tirocinio che affronti nel programma di Alternanza Scuola Lavoro. Che esperienze avevi avuto?

Il mio primo tirocinio, durante la terza, era stato in una struttura che ospitava persone con disagio psichico. L’anno successivo, invece, ero stata nel reparto di pediatria all’Ospedale di Magenta e quest’anno all’Hospice. Rispetto agli anni precedenti ho sicuramente affrontato meno attività pratiche, come disegno o piccoli lavori artigianali, ma sento di essermi arricchita maggiormente. Il contatto con la morte ha rafforzato il mio carattere e dato più valore alla quotidianità.

4) Sappiamo che vorresti fare il medico. Ad oggi, dopo essere entrata in contatto con i pazienti e dopo aver visto anche altre attività come quelle degli altri professionisti, sei ancora convinta della tua scelta?

Sì, sono convinta di voler lavorare in ambito medico con una propensione per la psichiatria. Mi piacerebbe riuscirci e sperimentare in medicina più ambiti possibili, non ultimo quello delle cure palliative. Sono sincera quando dico che il lavoro di Maura Degl’Innocenti, la Dott.ssa responsabile dell’Hospice, mi ha molto affascinato. Non si tratta del medico a cui siamo in qualche modo abituati, il dottore che effettua visite e prescrive ricette. Nell’ambito delle cure palliative anche l’aspetto umano riveste importanza cruciale e spesso è il medico stesso ad essere messo alla prova. Bisogna aver una notevole forza d’animo per affrontare certe situazioni e le competenze per esserne capaci non si trovano in nessun libro.

5) Che consiglio daresti ad uno studente che si trova per la prima volta ad affrontare questa esperienza?

Parlando dell’Hospice consiglio a tutti i miei coetanei di mantenere la giusta distanza emotiva. È chiaro che siamo persone e che ci affezioniamo ai malati e alle loro famiglie. Dobbiamo però sempre considerare che stiamo facendo il meglio possibile per queste persone, considerando che sono più vicine al loro punto di arrivo di quanto non lo siamo noi. Per questo dobbiamo tutelarle provando ad offrire il meglio a tutte loro.
Sono molto contenta di questa e delle altre esperienze di Alternanza Scuola Lavoro perché il contatto con il lavoro mi ha permesso di avere nuove prospettive e di conoscere ambiti che non avevo considerato. Quindi posso dire a tutti gli studenti di non essere preoccupati e di considerare questa attività come un’opportunità di crescita e non come una mera imposizione.

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