La Terapia Occupazionale: che cos'è e di cosa si occupa

Terapia Occupazionale

La Terapia Occupazionale, in particolare nei contesti sociosanitari, assume sempre maggiore importanza. Di che tipo di terapia si tratta?

06/6/2023 | Pillole di Bioetica
Terapia Occupazionale

Definizione di Terapia Occupazionale

È possibile fornire una definizione di terapia occupazionale partendo dalla descrizione riportata dall’A.I.T.O. (Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali). L’Associazione definisce infatti la terapia occupazionale come una “professione sanitaria della riabilitazione che promuove la salute e il benessere”. Questa “promozione” avviene attraverso lo strumento proprio della terapia occupazionale: l’occupazione.

Secondo la Canadian Association of Occupational Therapy (anno 1997) le Occupazioni sono “l’insieme delle attività significative per il proprio contesto culturale, adeguate all’età, scelte, organizzate e svolte da ogni individuo per provvedere a sé stesso, provare gioia nel vivere e contribuire alla vita economica e sociale della comunità”.

Le occupazioni, in particolare, vengono solitamente suddivise nelle seguenti 3 aree:

  • cura di sé: vestirsi, mangiare, lavarsi etc.;
  • attività produttive: lavoro o scuola;
  • tempo libero: sport, giardinaggio etc.

Dunque, per definire ulteriormente il concetto di terapia occupazionale possiamo dire che si tratta di un processo riabilitativo che utilizza lo strumento del “fare” e le diverse attività della vita quotidiana per coinvolgere la persona nella sua globalità al fine di migliorarne la qualità della vita (dott.ssa Motti).

Chi è il Terapista Occupazionale

Il Ministero della Sanità ha specificato chi è il terapista occupazionale attraverso l’emanazione del Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale del terapista occupazionale. (GU Serie Generale n.119 del 24-05-1997 entrato in vigore il 08-06-1997). Secondo il ministero:

il terapista occupazionale è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, opera nell'ambito della prevenzione, cura e riabilitazione dei soggetti affetti da malattie e disordini fisici, psichici sia con disabilità temporanee che permanenti, utilizzando attività espressive, manuali - rappresentative, ludiche, della vita quotidiana.

Sempre secondo il Ministero, il terapista occupazionale collabora con le altre figure professionali dell’ambito sociosanitario nel perimetro delle proprie competenze e facendo comunque sempre riferimento alle diagnosi e alle prescrizioni del medico o dell’équipe multidisciplinare, in particolare nei contesti di cure palliative (ndr).

Attività di Terapia Occupazionale

L’intervento, in un percorso di terapia occupazionale, può essere rivolto al singolo individuo o ad un gruppo di persone attraverso lavori collettivi. Lo scopo delle attività di terapia occupazionale è restituire ai pazienti parte di quella autonomia che consenta loro di partecipare alla vita di tutti i giorni o quantomeno di mantenere le autonomie residue.

Sempre secondo il Ministero, rientrano nelle mansioni del terapista occupazionale:

  • fornire una valutazione psicologica e funzionale del paziente elaborando successivamente un programma di riabilitazione in collaborazione con l’équipe;
  • rivolgere il proprio intervento a persone di tutte le età e tratta le condizioni fisiche, psichiche e psichiatriche che siano temporanee e permanenti;
  • identificare e valorizzare gli aspetti motivazionali e le potenzialità del soggetto;
  • contribuire alla scelta di ausili e ortesi;
  • se necessario suggerire modifiche all’ambiente di vita e favorire azioni educative verso il paziente, la sua famiglia o la collettività;
  • verificare l’andamento della terapia proposta e della metodologia riabilitativa e gli obiettivi fissati.

Un’ulteriore attività di terapia occupazionale riguarda la formazione del personale di supporto. Nel caso, ad esempio, di molti contesti di cure palliative i terapisti occupazionali, oltre a proporre interventi con pazienti e famigliari, svolgono specifiche azioni rivolte ai componenti dell’équipe.

Lo scopo dell’intervento rivolto agli operatori riguarda l’elaborazione dei vissuti rispetto alla complessità della gestione quotidiana del paziente.

Valorizzazione del tempo nelle Cure Palliative

In riferimento a quanto pubblicato da FCP (Federazione Cure Palliative) Punto e Virgola n° 9 “La valorizzazione del tempo nelle cure palliative” nel contesto degli hospice tali attività assumono finalità che si discostano in parte da quelle proposte nelle terapie occupazionali descritte in precedenza.

La terapia occupazionale nelle cure palliative, ad esempio all’Hospice di Abbiategrasso, è affiancata dalle cosiddette “terapie diversionali” che sono frutto di esperienze più recenti e hanno lo scopo di accrescere il benessere dell’individuo attraverso azioni ricreative e creative.

La terapia occupazionale in hospice, luogo in cui i ricoverati hanno solitamente prospettive di fine vita, può semplicemente tradursi in compiti molto semplici, ad esempio riuscire a vestirsi autonomamente, che possono essere guidati e supportati dall’esperienza di un OSS.

C’è chi, grazie alla competenza degli operatori e alla loro supervisione, trova benessere per aver recuperato una parziale autonomia e chi, invece, potendo scegliere preferisce affidarsi agli altri e sentirsi coccolato anche in mansioni basiche quali ad esempio l’igiene personale.

L’aspetto fondamentale è riuscire ad individuare i desideri del paziente e saper cogliere quando e quali operazioni preferisce compiere in autonomia e quali con l’aiuto dei volontari e degli operatori.

Il terapista occupazionale è formato per individuare rimedi ai deficit causati dalla disabilità o dalla malattia. Può suggerire l’utilizzo di ausili, presidi o individuare strategie che siano funzionali a far recuperare anche solo parzialmente l’autonomia. In questa accezione, quindi, la terapia occupazionale è affiancata e coadiuvata da altre attività.

Nelle attività proposte all’Hospice di Abbiategrasso assumono centralità gli aspetti relativi all’ascolto, al dialogo e alle emozioni che il paziente o il familiare riescono a comunicare attraverso i propri elaborati. Nell’arteterapia, ad esempio, il disegno e la creatività consentono spesso ai pazienti di comunicare aspetti della malattia che hanno difficoltà ad esternare con altre modalità. In questo processo si inserisce l’arteterapeuta che, oltre a guidare il percorso di elaborazione artistica, individua un canale comunicativo unico con il paziente e rileva bisogni e desideri da condividere successivamente con l’équipe.

Se dunque da un lato la terapia occupazionale va a stimolare le autonomie residue, l’arteterapia nei contesti di cure palliative mira invece ad accrescere il benessere del soggetto. La strategia consiste solitamente nel fare impegnare il soggetto in lavori che gli davano piacere prima della malattia.

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