Le Fasi del Lutto e l’elaborazione nelle Cure Palliative

Le Fasi del Lutto e l’elaborazione nelle Cure Palliative

“C’è una grande differenza tra morte e lutto: la morte si subisce, il lutto si costruisce (*1)”. Partendo da questa preziosa distinzione tra morte e lutto negli anni si è provato ad indagare l’esistenza di un processo di elaborazione del lutto strutturato in vere e proprie fasi.

26/9/2023 | Pillole di Bioetica
Le Fasi del Lutto e l’elaborazione nelle Cure Palliative

Le fasi di elaborazione del lutto secondo Freud

Il processo di elaborazione del lutto è stato analizzato da molti studiosi nel corso degli ultimi due secoli. Il primo a suggerire l’idea che l’elaborazione del lutto potesse essere suddivisa in fasi fu Sigmund Freud che nel saggio “Lutto e Melanconia” espose la sua teoria.

Freud, il quale distinse il lutto dalla depressione, ipotizzò che il processo di elaborazione del lutto si svolgesse in tre fasi:

  1. diniego
  2. accettazione
  3. distacco.

Le fasi del lutto per Bowlby

Successivamente a Freud anche Bowlby parlò di fasi di elaborazione del lutto. Lo psicologo britannico descrisse infatti quattro fasi di questo processo:

  1. fase dello stordimento
  2. fase dello struggimento
  3. fase della disperazione e disorganizzazione
  4. fase della riorganizzazione.

Le 5 fasi dell’elaborazione del lutto

Rispetto a questo argomento è forse maggiormente conosciuta la tesi della dottoressa Elisabeth Kübler Ross. Inizialmente la psichiatra svizzera, nel suo testo “La morte e il morire”, ha proposto un modello basato su differenti stadi relativi agli atteggiamenti che il paziente affronta di fronte ad una diagnosi di malattia terminale.

Successivamente si è verificato che lo stesso approccio poteva essere osservato anche nella persona che subisce una perdita e si trova a dover affrontare la scomparsa di una persona cara.

Per l’autrice, le cinque fasi del lutto sono:

  1. rifiuto
  2. rabbia
  3. negoziazione
  4. depressione
  5. accettazione.

L’elaborazione del lutto in Cure Palliative

I modelli elencati propongono una classificazione volutamente standardizzata del dolore e delle emozioni che difficilmente si riscontra nell’esperienza reale di accompagnamento delle persone che si affidano alle cure palliative.

Ogni individuo è infatti unico per la storia di vita e per il dolore vissuto, che come tale va accolto e trattato con un intervento personalizzato, quasi fosse un abito cucito su misura.

Le persone che si trovano a dover elaborare un lutto al termine di un percorso di cure palliative non sempre presentano atteggiamenti che possiamo collocare nelle categorie del “rifiuto, rabbia, negazione e depressione”. Molto spesso emergono infatti storie dolorose ma cariche di vissuti ed emozioni che le rendono uniche.

In cure palliative non necessariamente si lavora con la psicopatologia. La malattia, la lungodegenza e la morte sono eventi della vita e non siamo autorizzati a trasformarli in sintomi. Per questo è possibile affermare che i modelli di elaborazione del lutto basati su diverse fasi sono meno appropriati nelle cure palliative.

In hospice e nelle cure palliative domiciliari solo in rari casi, infatti, l’esperienza della perdita diventa patologica. In questi ambiti si lavora prevalentemente con il lutto normale, un evento che richiede da parte del paziente e della famiglia una grande capacità di affrontare i cambiamenti che accadono in maniera ineluttabile.

Diversa è la morte per una malattia inguaribile o cronica dalla morte improvvisa ad esempio in un incidente. Nell’elaborazione del lutto al termine di un percorso di cure palliative lo psicoterapeuta ha il compito di ridefinire i significati della storia che il sistema-paziente porta e che sono connessi con la malattia e la morte.

Nello specifico dare una nuova definizione alle posizioni relazionali che si sono composte alla luce del nuovo assetto e della nuova organizzazione familiare. Il lavoro del terapeuta ha l’obiettivo di accompagnare la famiglia e/o il paziente a comprendere come l’esperienza della malattia si inserisca non solo nella storia di vita di chi è costretto a fronteggiarla ma anche in chi è coinvolto dal punto di vista relazionale.

L’intervento terapeutico in cure palliative deve essere specifico ed adattato al singolo caso in modo che ognuno possa dare alla malattia e alla morte un significato coerente con la propria storia e posizione relazionale.

(*1): Documento di consenso, Compendio, 2014

Approfondimenti: leggere Ripartire dopo un lutto con l’aiuto delle immagini

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